PROGRAMMAZIONE COMUNITARIA 2014-2020:
LA MONTAGNA SIA POSTA AL CENTRO DELLE STRATEGIE PER IL RILANCIO DEL PIEMONTE
Definire linee di intervento in grado di toccare le Terre Alte e non solo le aree urbane. Servono enti locali forti, dalle dimensioni adeguate, in grado di cofinanziare i bandi Comunicato stampa allegato
“Le necessità di crescita e sviluppo delle aree montane dovranno trovare un’adeguata collocazione nel documento strategico che la Regione Piemonte sta predisponendo per la programmazione dei fondi strutturali europei 2014-2020”. Lo afferma il presidente dell’Uncem Piemonte Lido Riba dopo l’incontro di oggi a Torino dove sono state illustrate le linee guida per l’uso dei fondi comunitari. “Uncem, a nome degli enti locali, esprime apprezzamento per quanto la Regione sta facendo, assieme alle associazioni di categoria e delle imprese, ed è pronta a fare la sua parte. Nel documento che presenteremo ai tavoli tecnici previsti per la prossima settimana chiederemo che la montagna non sia appendice di qualche programma e strategia, ma che il 52% del Piemonte possa agire per un uso efficace dei fondi comunitari, tramite scelte misurate sulle esigenze economico-sociali delle Terre Alte. Il Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale non può essere l’unico ad aprire prospettive di rilancio per le aree montane. E’ importante lavorare sull’innovazione, sulle politiche energetiche, sui beni naturali, sull’insediamento di imprese, sulla formazione, sui servizi alla collettività, dunque su tutti i Fondi disponibili. Al ragionamento attorno alle necessità di sviluppo delle aree urbane, dobbiamo unire la costruzione di una piattaforma condivisa per le aree montane”.
Uncem richiama l’attenzione su alcune misure della programmazione 2007-2013 che hanno lasciato eredità importanti e che dovranno trovare nuovo spazio nel prossimo settennato. Tra queste vi è sicuramente la 322 del Piano di Sviluppo rurale per il “rinnovamento dei villaggi” che ha permesso con quaranta milioni di euro di ridare vita a trenta borgate alpine, favorendo il reinsediamento di persone e imprese. Sempre all’interno del nuovo Psr servirà una migliore strategia di utilizzo delle risorse per la fruizione e la gestione del patrimonio forestale: i 980mila ettari di foreste piemontesi possono garantire, secondo i dati regionali dell’assessorato al Lavoro, oltre 3.000 posti di lavoro lungo tutta la filiera legno.
“E’ necessaria – prosegue Riba – una maggiore sensibilizzazione verso chi ha in mano le sorti della nuova programmazione, a Bruxelles, a Roma e Torino. La voce e le esigenze delle aree urbane sicuramente si faranno sentire. Le Terre Alte non possono restare indietro. Neanche sul piano dell’assetto e della governance degli enti locali: non possiamo permetterci di frammentare le aree montane in trenta o forse quaranta enti, di esigua dimensione, senza peso politico ed economico. Servono soggetti forti, non troppo piccoli, in grado di cofinanziare i bandi europei come lo hanno sempre fatto le Comunità montane. Se così non sarà, saremo scavalcati da altre regioni. C’è poi un ultimo tema, che riguarda la ‘Strategia per le Aree interne’. Le Alpi e la porzione alpina della nostra regione devono trovare in essa adeguato spazio. Non abbiamo molto tempo e non vogliamo perderne. Si tratta di decidere quale ruolo la montagna e le Alpi in particolare possono giocare nell’Europa che muove verso il 2020. Di certo, come regione al centro del Vecchio Continente, non può essere marginale”.
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