BANDO DI GARA RICCO DI CLAUSOLE PER LA NUOVA GESTIONE DEL TEATRO COMUNALE, COMPRENDENTE ANCHE UN APPARTAMENTO E IL BAR SOTTOSTANTE. L’INAUGURAZIONE PREVISTA PER DICEMBRE, MENTRE LA GESTIONE PARTIRA’ DA GENNAIO
Qual è la difficoltà nel gestire un cinema in un paese di settemila abitanti? Una sola: arrivare a fine anno con un bilancio in pareggio.
Non è una provocazione, ma un dato che emerge da tutte le esperienze delle piccole sale di proiezione che ci sono in provincia. Non che tra queste non ci siano ottimi esempi, come quello del Contardo Ferrini di Caraglio che – con l’appoggio dei fondi parrocchiali – gestisce con successo da qualche anno l’attività di cinema ed offre eventi musicali e culturali tra i più significativi in città.
Certamente a Dronero l’amministrazione non è andata giù troppo per il sottile nel valutare quali potevano essere i margini di profitto (o meglio, di perdita) per il futuro gestore. Almeno così sembra scorrendo le clausole del bando di gara per l’affidamento della gestione del cinema-teatro Iris, reso noto meno di un mese fa, il 17 ottobre.
Nel capitolato d’oneri – comprendente teatro, bar e un appartamento – tanto per cominciare si fissa l’importo a base d’asta in trentamila euro, ripartiti in ventiduemila a carico del cinema, quattromila del bar Teatro e altri quattromila dell’appartamento. Denaro che, chi si aggiudicherà la gara, dovrà versare annualmente nelle casse del Comune.
Per chiarirci le idee proviamo a fare due semplici conti. Tanto per cominciare il bar dovrà essere gestito direttamente dal soggetto vincitore della gara, inteso come società, associazione o altra forma giuridica: cioè non si potrà subappaltare il servizio a terzi. Che cosa ne sarà dell’attuale gestione del Caffè Teatro non è dato sapere, visto che i diretti interessati non rilasciano dichiarazioni. E’ plausibile pensare che vorranno rimanere al loro posto, e allora saranno costretti ad “associarsi” con uno dei concorrenti alla gara ed accollarsi così le relative spese ed il canone dei quattromila euro annuali al Comune (di certo più oneroso di quello attuale).
Poi c’è l’appartamento che, come specifica il bando, non si può affittare a terzi. Perciò, a meno che i gestori non ci si trasferiscano direttamente dentro, non si capisce bene quale uso se ne potrà mai fare. Forse uno spazio per allestire mostre, ovviamente sempre a carico dell’aggiudicatario dell’appalto, che comunque per il solo appartamento dovrà tirar fuori altri quattromila euro all’anno, sempre a favore delle piangenti casse comunali. A questo punto meglio un affitto in nero.
Ma i numeri più interessanti riguardano la gestione del cinema. Il capitolato impone “almeno” settanta proiezioni di film ogni anno; presumibilmente al sabato e alla domenica. Se si pensa che, solo a noleggiarla, ogni pellicola porta via ad un piccolo cinema “monosala” dai centocinquanta ai duecento euro, siamo già a quota quattordicimila euro. E questo ad essere generosi, perché la metà delle proiezioni, secondo il bando, dovrà consistere in prime visioni, perciò con noleggi più cari… Insomma trentacinque prime visioni al cinema di Dronero, come a Cinelandia. Massì, siamo ambiziosi!
A tutto ciò vanno aggiunte altre trenta serate (poniamo ad esempio il venerdì) in cui organizzare eventi, dibattiti, incontri e quant’altro, per un totale – cinema compreso – di 100 serate all’anno. Il che, se i nostri prodi eroi non si concedessero nemmeno un giorno di vacanza, vorrebbe dire una media di due serate a settimana; quindi in pratica tre.
Mettiamo caso che il nostro ipotetico gestore pratichi un prezzo dei biglietti nella media con i piccoli cinema della provincia, diciamo 4 o 5 euro. Per coprire i soli costi di noleggio delle pellicole si dovrebbero vendere non meno di 50 biglietti ad ogni proiezione! Una follia se si considera che la vicina Caraglio fatica a raggiungere i venti ingressi a sera.
Gli icassi, certo, arriveranno anche dalle trenta serate dedicate ad altri eventi, ma se l’obiettivo è radunare più persone possibili non è verosimile pensare di far pagare l’ingresso per un dibattito, un concerto o una piccola rappresentazione teatrale. Quindi presumibilmente l’unico metodo sara quello dell’offerta libera.
Prendiamo per buono che con i soli introiti da offerte il nostro gestore riesca a coprire i costi di riscaldamento e quelli di pulizia e manutenzione – cosa quantomai improbabile – resta da capire con quali soldi saranno pagati dipendenti, operatori tecnici, inservienti, biglietteria e quant’altro. A meno che il nostro gestore non sia un’associazione di volontari… ma in questo caso mi chiedo: quali associazioni di volontariato sul territorio possono vantare una strutturata ed una capacità economica tale da potersi permettere un investimento simile, tanto più da mettere in pratica nei trentasei giorni concessi per presentare l’offerta?
E’ chiaro che il bando non è stato pensato per loro, ma piuttosto per una qualche “cordata” di imprenditori con buone (ottime) disponibilità finanziarie, dato che i numeri più che da cinema di città sono da multisala.
Ma forse tutti questi interrogativi hanno già una risposta e l’Amministrazione ha ben chiaro chi sarà ad aggiudicarsi questo appalto così “bizzarro”, per non dire altro. Si spiegherebbe così anche il perché di questo gioco al ribasso per cui ci si è limitati a concedere per presentare le offerte appena il tempo minimo imposto dalla legge (i trentasei giorni di cui si diceva). Ne sapremo di più il 23 novembre, quando sarà chiusa la gara.
Per il momento sarebbe già bello poter dire con sicurezza se gli interminabili lavori dentro e fuori il teatro siano finiti oppure no. Tra proroghe, rifacimenti e manutenzioni, fino a quello del pavimento (ultimato non più di un mese fa) è difficile dare delle certezze persino per gli amministratori, che infatti hanno continuato per un anno ad assicurare “date certe” di riapertura che non convincevano neanche loro. In ogni caso sembra ormai scontato che l’attività della nuova gestione avrà inizio non prima del nuovo anno. E questo sia detto col beneficio del dubbio.
Auguriamo naturalmente affari d’oro al fortunato aggiudicatario della gara, anche se, dai pochi calcoli appena fatti, riesce difficile pensare che – liquidate le spese – rimarranno dei margini di guadagno.
Ma al posto di questa “farsa” che – solo a leggere le trenta pagine di bando – fa passare la voglia a chiunque di impegnarsi, non era meglio pensare ad una forma di gara davvero aperta e alla portata delle tante associazioni e gruppi volontaristici che a Dronero sono tantissimi e faticano a trovare spazio? Sarebbe stata un’ottima occasione per mettere assieme giovani e meno giovani volenterosi e preparati per dare a Dronero un cinema teatro davvero “civico” nel senso profondo e democratico della parola.
Questa sarebbe stata la vera svolta di un Sindaco che ha vinto le elezioni accusando i suoi predecessori di aver lasciato da parte le esigenze e la partecipazione della comunità. O forse quella era solo campagna elettorale?
Matteo Ferrione