COMUNICATO “MONDO IN CAMMINO”
La notizia è sicuramente preoccupante e deve tenere viva l’attenzione degli esperti e della popolazione.
Parimenti al clamore si sta diffondendo una ridda di ipotesi per individuare la fonte radioattiva.
Ma c’è un problema che non salta fuori: il riscontro occasionale di Cesio radioattivo nei cinghiali smaschera la negligenza nei controlli e l’assoggettamento delle norme e degli stessi controlli alle politiche di minimizzazione dei fallout radioattivi perseguita dall’AIEA.
Che cinghiali e selvaggina radioattiva circolino per l’Europa è noto da tempo.
Sono ancora in vigore le raccomandazioni della Commissione della Comunità europea del 1 aprile 2013 “sulla protezione e l’informazione del pubblico per quanto riguarda l’esposizione risultante dalla continua contaminazione radioattiva da cesio di taluni prodotti di raccolta spontanei a seguito dell’incidente verificatosi nella centrale nucleare di Chernobyl”.
Ecco alcuni passi salienti del testo:
– A seguito dell’incidente verificatosi il 26 aprile 1986 nella centrale nucleare di Chernobyl, si sono disperse nell’atmosfera considerevoli quantità di elementi radioattivi.
– La ricaduta di cesio radioattivo derivante dall’incidente della centrale nucleare di Chernobyl ha colpito un gran numero di paesi terzi.
– Una ricaduta significativa ha colpito talune parti di territori di un certo numero di Stati membri e di paesi candidati all’accessione all’Unione europea.
– Gli ecosistemi naturali e semi-naturali quali le foreste e le superfici boschive sono in genere l’habitat naturale di animali selvatici, di bacche e di funghi e tali ecosistemi tendono a trattenere il cesio radioattivo in uno scambio ciclico tra gli strati superiori del suolo (strame), batteri, microfauna, microflora e vegetazione. Inoltre, il suolo di tali ecosistemi che consiste per la maggior parte di materiale organico tende ad aumentare la disponibilità biologica del cesio radioattivo.
– Le bacche selvatiche, quali mirtilli neri, bacche di rovo, mirtilli rossi, lamponi, more di rovo e fragole selvatiche, varie specie di funghi selvatici commestibili (ad esempio galletti, boleto baio, steccherino dorato), la carne di selvaggina (capriolo e cervo) e i pesci carnivori d’acqua dolce (ad esempio luccio e pesce persico) in talune regioni dell’Unione europea continuano a registrare livelli di cesio radioattivo che superano i 600 Bq/kg.
– I funghi della specie micorrizae (ad esempio Boletus edulis) e la carne di cinghiale sono stati colpiti molto più tardi dalle ricadute e presentano oggi livelli molto elevati di contaminazione da cesio radioattivo nelle zone con i livelli di deposizione più elevati.
– Si ritiene che la durata della contaminazione da cesio radioattivo in seguito all’incidente di Chernobyl di un certo numero di prodotti derivanti dalle specie che vivono e crescono nelle foreste e in altri ecosistemi naturali e seminaturali si riferisca essenzialmente al tempo di dimezzamento fisico di detto radionuclide, che è di circa 30 anni, e che tuttavia nessun cambiamento degno di nota per quanto riguarda la contaminazione di cesio radioattivo di questi prodotti verrà osservato nei prossimi decenni.
– Negli ultimi anni, i dati forniti da alcuni Stati membri alla Commissione hanno mostrato che si sono riscontrati elevati livelli di cesio radioattivo nella selvaggina, nelle bacche, nei funghi e nei pesci carnivori di lago.
– L’immissione sul mercato di prodotti selvatici commestibili non procede necessariamente attraverso la catena alimentare agro-industriale, e pertanto il monitoraggio e i controlli nazionali obbligatori possono essere aggirati.
(la Commissione delle Comunità Europee) RACCOMANDA:
– Al fine di proteggere la salute del consumatore, gli Stati membri prenderanno disposizioni idonee per garantire che i massimi livelli consentiti in termini di cesio-134 e 137 di cui all’articolo 3 del regolamento (CEE) n. 737/90 siano rispettati nella Comunità per l’immissione sul mercato di selvaggina, bacche selvatiche, funghi selvatici e pesci carnivori di lago.
– Gli Stati membri informeranno la popolazione, nelle regioni in cui esiste un rischio potenziale per taluni prodotti di superare i livelli massimi consentiti, del rischio connesso per la salute
Da queste raccomandazioni si deduce che i controlli per il riscontro sul Cesio radioattivo (e guarda caso, proprio nei cinghiali!) avrebbero dovuti essere una norma e non un riscontro occasionale, anche in considerazione che il Nord Italia e tutto l’arco alpino sono stati fortemente interessati dalle ricadute radioattive in seguito all’incidente nucleare di Chernobyl. Indagini istituzionali e indipendenti l’hanno più volte dimostrato.